Dalla conca intermontana di Norcia, salendo per la carrozzabile in direzione di Preci/Visso, all'altezza della Forca di Ancararo (m.1017 s.l.m.) fino a Ponte Chiusita, si innesta la Valle Castoriana - piccola valle fluviale, solcata dal T. Campiano, affluente del F. Nera. - Questo toponimo appare per la prima volta nella legenda "Duodecim Sociorum" (sec. IX) in cui venqono narrati i fatti della vita di S. Eutizio. L'etimologia è incerta: forse da attribuire ad un tempio dedicato ai Dioscuri Castore e Polluce, o al feudatario Castorius, funzionario della Curia Romana. E' conosciuta anche sotto altre denominazioni: Valle Campiana, Valle di S. Eutizio o Valle Preciana e citata come Vallis Campli nei "Dìaloghi" di San Gregorio Magno - composti sul finire del sec. VI.- L'uomo vi si insedia sin dalla preistoria: testimonianze di manufatti litici e grotte paleolitiche sono state ritrovate ad Abeto; dell'epoca etrusca rimangono resti di una necropoli alla Forca di Ancarano (sec. VI a.C.); in epoca romana il territorio è sottomesso alla tribù "Quirina", in seguito al Municipium di Norcia: in periodo longobardo viene annessa al Castaldato di Ponte (sec. VIII.); nel 1180 entra ufflcialmente a far parte dello Stato Pontificio con Papa Innocenzo III. Patria dei Santi Eremiti prebenedettini, che scelgono di vivere in questa valle tra i sec. V e VI, nelle grotte naturali scavate dall'erosione fluviale, attuando il modello spirituale anacoretico e cenobitico dei Monaci Siriani che, allontanatisi dall'Oriente dopo le persecuzioni operate dall'Imperatore ariano Anastasio Dikoro e dall'eretico Severo, vescovo di Antiochia, giungono in Umbria intorno a1 514. Gli scritti di San Gregorio Magno - Libri III e IV - ci informano della pratica ascetica ed evangelizzatrice di questi Santi Eremiti: Spes, Eutizio e Fiorenzo forse nativi della vicina Norcia. E' anche attraverso questa loro esperienza che San Benedetto pone le fondamenta del monachesimo occidentale orientando i monaci al lavoro e allo studio, grazie alla sua "Regula Monasteriorum" .
http://www.comunanzaguaitasanteutizio.com/
TRA BOSCHI, RUSCELLI E ABBAZIE
Paesini antichi, quasi addormentati, abbarbicati ad aspre dorsali, vasti pianori, boschi sterminati, una grande ricchezza di acqua e buona gastronomia. ui la gente ha idee chiare. Lavora duramente, a testa bassa, in silenzio. Proprio come la loro terra appartata, la Valle Castoriana, ripiegata su se stessa mavitale, forte e autentica. Fiumi e torrenti chiacchieroni si insinuano a forza fra forre verdissime e monti coperti di lecci e conifere. Dove la luce precipita dalle vette, si incunea in un pulviscolo dorato e opalescente, si insinua trascolorante e sinuosa sulle acque, accarezza le cime delle querce e sussurra fra le montagne, offrendo una costellazione di torri e castelli che ti tengono costantemente d'occhio. Borghi medievali turriti e compatti, dall'impianto urbanistico frontale, da abbracciare in un unico sguardo. Grumipitrosi di case, chiusi nel disegno forte delle mura, che fanno baldoria con tetti che cascano lungo declivi o si stagliano come cammei sul costone di un monte. Torri da difesa sbocconcellate che offrono il loro profilo migliore, monasteri immoti di genuflessioni e sermoni ed eremi di puro spirito. Questo paesaggio, non asettico matattile e olfattivo, è lo stesso che fa da sfondo alle tele di Giotto, Benozzo Gozzoli, Perugino, Pinturicchio.
Paesaggi dell'anima, una condizione dello spirito, uno stare fra cielo e terra seguendo armonie segrete e antiche in uno smemorante abbandono del prima e del dopo a favore di un oggi e di un qui. Questa è un'Umbria a parte, quella schiva e dimenticata di quelli che la storia l'hanno subita. Terra di emigrazione dolorosa e di un aspro e selvaggio nulla che a tratti ritrova la consolazionedi piane che placano gole e forre impervie.
Costruita con antica pietra e vita quotidiana ha forgiato paesi, che anno l'anima in alto, nella chiesa affacciata su piazze di popolo e per il popolo che sovrastano l'abitato dalla tessitura medievale e si sottraggono al dominio imperioso delle torri. Muri da accarezzare, volti e storie da incontrare, occhi da capire. La Valnerina è anche un luogo dello spirito.
Ora et labora: non a caso San Benedetto, con il suo monachesimo attivo, ha trasformato l'Umbria rude delle leggende e delle favole, delle sassaie e delle forre, del silenzio e dell'ascetismo estremo.
L'abbazia di sant'Eutizio a Preci, culla del monachesimo cenobitico, al primo impatto sembra più un fortilizio di guerra che un asilo di pace e preghiera. Sede di una comunità monastica, nota insieme per l'abilità della sua scuola chirurgica, la sua chiesa custodisce la più modesta tomba del santo eremita, la cui tunica, portata in processione sui campi, sembra infallibile per invocarela pioggia latitante.
Tratto da: "Giovanni Sanna dall'alta moda al convento" - di Gilberto Scalabrini - I viaggi dell'inviato di Umbria Cronaca - 23 Settembre 2015.