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Santo Spes


I SANTI DELLA NOSTRA VALLE - SANTO SPES (metà Sec. V)

I SANTI DELLA NOSTRA VALLE - SANTO SPES (metà Sec. V) - VALLE FRAZIONE DI PRECI

Nel Martir, Rom. 28 Marzo si legge: "Apud Nursiam S. Spes Abbas, mirae patientiae, cujus anima, cum ex hac vita migraret, in columbae specie a cunctis fratibus visa est in coelum ascendere". 

E' vissuto nel sec. V mentre l'Italia era invasa dai Barbari (Visigoti con Alarico nel 410. Eruli con Odoacre, poi Ostrogoti, e quindi Longobardi) e l'Impero Romano era caduto sotto la propria grandezza (anno 476). Sotto il crollo delle grandezze e il peso delle delusioni, molri giovani, seguendo l'esempio dei Monici venuti dall'oriente (dalla Siria) nella valle Spoletana, si ritirarono in eremi alpestri e solitari. Tra questi, due giovani di Norcia: Spes ed Eutizio.

La loro patria di origine ci è data dal Martirologium Usuardi, del sec. XI, in uso a S. Eutizio ed ora alla Biblioteca Vallicelliana (Cod. E. 59). Dal codice sappiamo che Spes aveva condotta una vita mondana e lussuosa. Chi sà se la cecità non fu un castigo divino per fargli aprire gli occhi dell'anima e scontare le sue colpe? Una volta convertito, come S. Antonio Abate, vendette il suo ricco patrimonio distribuendone il ricavato ai poveri. Non gli fu difficile trovare presso Norcia, un luogo solitario, una grotta Naturale.

Il suo asceterio nella valle che dalla "Civitas Campli" sale verso Cardosa, si popolò ben presto di altri generosi giovani che si posero sotto la sua guida. Vita eremitica e cenobitica insieme probabilmente secondo la Regola Basiliana venuta dall'oriente. Dalle celle gli eremiti si riunivano nel piccolo oratorio per la liturgia e la recita dei Salmi attorno al Santo cieco.

Il numero dei discepoli aumentava ed il Santo fu costretto a fondare altri Cenobi in Valle Castoriana, presso l'eremo di S. Fiorenzo, presso l'Oratorio di S. Maria (ora Abbazia di S. Eutizio), presso la Pieve di S. Spes in Saccovescio, presso S. Lazzaro e forse lungo la Val Nerina fino a Ferentillo, Ponte e Castel S. Felice. S. Gregorio dice "Monasteriis circumquaque constructis" e che il vegliardo impiegò 15 giorni per l'ultima visita (Dialoghi lib. IV, cap. 10). Ma diamo la parola a S. Gregorio Magno che nel 593 scriveva i "Dialoghi".

Le notizie gli vennero fornite da un uomo degno di fede, il Prete nursino Santulo che ogni anno si recava a Roma, al Monastero di S. Andrea al Celio, per intrattenersi con l'amico illustre: "Mentre ero ancora nel Monastero, dalla relazione di un venerabile uomo, conobbi quanto scrivo. Egli affermava che un venerando padre di nome Spes aveva fondato un Monastero in una località chiamata Campi, distante dalla Vetusta Nursia circa sei miglia. L'Onnipotente e Misericordioso Dio lo aveva preservato mediante il dolore dell'eterna dannazione e nella sua predilezione gli aveva concessa tanta tranquillità e poi la grazia della guarigione, dimostrandogli così con la perfetta sanità quanto lo prediligeva anche in mezzo alle sofferenze. Infatti egli era stato colpito per ben 40 anni dalla più completa cecità in modo da non poter vedere neppure un barlume di luce.

Ma poiché nessuno può restare nella grazia divina abbandonandosi alla disperazione: se il misericordioso Dio non ci concede la pazienza nelle afflizioni il dolore invece che correzione dei peccati è causa di maggiore colpa e così quando (con la morte) speriamo che stia per terminare lo vediamo aumentare, allora Iddio che conosce la nostra debolezza ci protegge in mezzo alle afflizioni; Egli si mostra misericordiosamente giusto verso i suoi eletti figli per mostrarsi poi con essi giustamente misericordioso. Per questo mentre Dio permise al venerabile vegliardo l'oscurità esterna, non lo privò mai della luce interiore, cosiché mentre soffriva di questo castigo corporale, l'anima sua era inondata dalla consolazione e dalla grazia dello Spirito Santo.

Erano già passati 40 anni da che era divenuto cieco, quando il Signore gli ordinò la vista, ma insieme lo avvertì che la sua morte era vicina, perciò si fosse affrettato a riconfortare con la divina parola gli eremiti raccolti nei vari Monasteri costruiti nei dintorni. Il Signore gli fece intendere che aveva riacquistata la luce corporea acciocché potesse ridonare spiritualmente la luce alle anime dei confratelli dimoranti nel circondario.

Egli per obbedire prontamente al volere divino, fece il giro dei Cenobi dei fratelli ed insegnò loro le norme di vita che egli stesso aveva imparato a praticare. Compiuto questo giro di predicazione, dopo 15 giorni, fece ritorno al Monastero ed adunati i confratelli, stando in mezzo a loro, ricevette il Sacramento del Corpo e del Sangue del Signore ed intonò con essi il canto dei Salmi. Mentre i confratelli salmeggiavano e lui era assorto in preghiera rese l'anima a Dio. Tutti i fratelli presenti videro uscire dalla sua bocca una colomba che attraversato il tetto dell'Oratorio, sotto i loro occhi volò verso il cielo. Dobbiamo credere che il Signore aveva fatta vedere l'anima di lui in forma di colomba per dimostrare in questa maniera con quanta semplicità di cuore quell'uomo lo aveva servito".

Si presume che l'anno della morte di Spes sia il 471, pochi anni prima della nascita di Benedetto. Il culto fu approvato dalla S. Congr. dei Riti il 23 Marzo 1602 (Cfr. Procopius: Historia Gothorum-Baronio an. 410).

Tratto dal Documentario Storico-Artistico della Diocesi di Norcia: "Preci e la Valle Castoriana" - Umbria Ignorata.

Autore: Sacerdote Ansano Fabbi, Parroco di Abeto, Todiano e Montebufo.